In occasione dei seicento anni dalla caduta dello Stato Patriarcale di Aquileia (1077 -1420), decretata dall’occupazione veneziana, questo progetto presenta un excursus, a partire dall’Alto Medioevo, all’interno della produzione musicale per voci nel territorio del Patriarcato, con particolare attenzione alla sua fase conclusiva, il secolo dell’Ars Nova in musica. Nel corso del XIV secolo infatti le novità compositive della scuola francese (rappresentata qui da Guillame de Machaut, sicuramente l’esponente più insigne) si incontrano con il linguaggio e l’espressività musicale italiana, contaminandosi reciprocamente. In brani ad esempio come le cacce Con brachi assai e Caciando, per gustar di quel tesoro, sono elaborazione della chace francese e i riferimenti al mondo naturale e popolare sono l’occasione per elaborati e vivaci giochi contrappuntistici. Le strette relazioni dei Patriarchi d’Aquileia con il papato in esilio ad Avignone e il fiorire di Cividale come centro culturale (riconosciuta ufficialmente sede universitaria dal 1353), permisero il diffondersi e l’affermarsi anche in Friuli di questa cultura musicale raffinata e all’avanguardia.

Il programma si apre con una delle più antiche testimonianze in Friuli di composizione poetico-musicale di cui si conosca anche l’autore: si tratta del compianto funebre scritto dal patriarca Paolino II, in cui le tutte le terre del Patriarcato, vengono evocate per celebrare la morte nel 799 del margravio del Friuli, Erico, suo caro amico. Seguono alcune composizioni sacre i cui manoscritti provengono da Cividale: il discanto Submersus jacet Pharao, conservato all’Archivio Capitolare e testimonianza delle prime forme di polifonia a due voci, e i due inni Iste confessor e Letare felix del Museo Archeologico Nazionale, esempi invece di polifonia sacra a tre voci già evoluta secondo lo stile dell’Ars Nova, soprattutto per quanto riguarda il secondo, più elaborato e caratterizzato stilisticamente, forse attribuibile a Matteo da Perugia. Anche il Gloria a 2 voci è conservato al Museo Archeologico Nazionale e attesta la poliedrica attività di compositore, sia di musica sacra che profana, del frate domenicano Antonio da Cividale. Se nel Gloria infatti egli si rifà alla tradizione polifonica più antica del discanto, con il brano successivo, il virelais Vous souyez, si rivolge al nuovo stile compositivo francese con una struttura ritmicamente vivace delle voci su di un basso ostinato. Anche Marchetto da Padova, uno dei più celebri esponenti e teorici dell’Ars Nova italiana -di cui proponiamo un celebre mottetto a tre voci probabilmente composto per l’inaugurazione della Cappella degli Scrovegni a Padova- ebbe rapporti con la scuola capitolare di Cividale. Di Machaut viene invece proposto un rondeau, divenuto famoso in quanto il testo stesso del canto descrive la sua complessa struttura di canone cancrizzante: esempio del carattere simbolico, allusivo e spesso ermetico della produzione musicale di questo periodo.

La seconda parte del programma presenta composizioni di musicisti italiani del Trecento tra i più famosi come Giovanni da Firenze, Jacopo da Bologna e Francesco Landini, che vissero ed operarono in Italia settentrionale e influenzarono l’ambiente musicale del Patriarcato, e poi Zachara da Teramo e Filippo da Caserta, che con ogni probabilità facevano parte della cappella papale di Gregorio XII, che si recò a Cividale per lo sfortunato concilio del 1409, ivi lasciando alcuni manoscritti musicali.

Conclude il programma un brano tratto dal Libre Vermeill de Montserrat, che presenta il genere molto diffuso e noto all’epoca della danza macabra, ricordandoci che mai come nel Trecento, secolo della peste nera, fosse riconosciuto il carattere effimero dei piaceri della vita, sebbene celebrato con un canto dal ritmo di danza rapida e gioiosa.

Per acoltare clicca qui:

Iste Confessor

Letare Felix

Ad mortem festinamus

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